“A prima vista, la sensazione è quella di un territorio prevalentemente industriale e artigianale. Ma il Valdarno ha un’anima fortemente agricola, una vocazione naturale ai prodotti della terra e alla cucina”. Sara Guidelli, direttore generale di Legacoop Agroalimentare, nel Valdarno c’è nata, ci ha vissuto e continua a viverci nonostante il lavoro la costringa a passare spesso qualche giorno a Roma o in giro per l’Italia.
Si sente a casa nel Valdarno?
“Con il mio ruolo mi capita di visitare spesso molti luoghi. Tutti accomunati da una solita caratteristica, quella della tradizione della terra, dei prodotti agricoli, della cucina. Ma non si possono dimenticare gli odori di casa, i gesti della nonna, una passione che viene sempre fuori, in qualsiasi posto mi trovi. Basta un profumo e il ricordo si accende”.
Il Valdarno, tra A1 e Direttissima, non è soltanto una terra da percorrere senza guardare?
“Abbiamo tradizione e cultura, non soltanto industrie e moderne tecnologie. Gli aspetti rurali fanno parte della vita di ognuno. Con il Pratomagno da una parte e il Chianti Classico dall’altra viviamo in una sorta di scrigno magico fatto di profumi di mosto e di prosciutto crudo, di mani sapienti che trasformano materia prima in prodotti d’eccellenza. Abbiamo il pollo del Valdarno, identitario di questa terra e piatti che l’hanno resa celebre. Abbiamo il vino, l’olio, abbiamo prodotti agricoli di qualità”.
Si può parlare di vino anche nel Valdarno?
“Ci sono produttori importanti con brand storici e conosciuti in tutto il mondo. E ci sono personaggi celebri che hanno scelto di venire qui a fare l’agricoltore. Ma soprattutto ci sono produttori che si sono messi in gioco, come quelli del Consorzio del Valdarno di Sopra, una venticinquina di vignaioli che hanno deciso di diventare biologici su tutti i loro vigneti. Una scelta coraggiosa che è l’unica oggi possibile”.
Qual è il futuro dell’agricoltura?
«Il futuro è la cooperazione. L’agricoltura oggi non può non prescindere dall’interazione tra transizione ecologica e transizione tecnologica. Sostenibilità ed economia circolare sono da sempre nel Dna delle nostre cooperative, e il modello cooperativo svolge un ruolo cruciale poiché permette di diffondere le nuove tecniche all’ampia platea di piccole imprese agricole familiari associate che, diversamente, non avrebbero dimensioni adeguate ad affrontare da sole sfide tanto complesse. Da anni la cooperazione agroalimentare applica in maniera diffusa tecniche di agricoltura digitale essenziali per il contrasto al cambiamento climatico”.
Che succede con questo aumento dei costi?
“La risposta è ancora nella cooperazione. Con il prezzo attuale delle materie prime, con l’aumento dei costi di produzione (energia, imballaggi, plastica), le nostre cooperative sono in grande difficoltà. Devono mantenere la remuneratività dei soci e allo stesso tempo non possono aumentare i prezzi. Ma così non va. Occorre che si acquisisca un senso di responsabilità in tutta la filiera. Abbiamo sempre cercato di remunerare il giusto prezzo dei prodotti agricoli conferiti in cooperativa nonostante le difficoltà del periodo. Ma adesso la cooperazione non più gestire da sola l’aumento dei costi”.
C’è da aspettarsi un amento dei prezzi dei prodotti allo scaffale?
“La cooperazione continuerà a svolgere il proprio ruolo per contenere i costi. Le dinamiche dei prezzi dipendono da molti fattori. Sicuramente saremo chiamati ad affrontare un momento difficile e per affrontarlo sarà necessario mettere in piedi a livello paese ed europeo azioni importanti, dobbiamo tornare al mettere al centro l’agricoltura, a ridare valore a questo lavoro per favorire l’auto-approvvigionamento e per continuare a garantire quantità e qualità dei nostri prodotti. La cooperazione è pronta a fare la propria parte”.