Non si erano emozionati nemmeno quando nel 1974 si erano esibiti in mondovisione nella cerimonia di apertura dei mondiali di Calcio in Germania. Alcuni di loro c’erano anche oggi, nella chiesa di San Francesco a Figline Valdarno. Questa volta con i capelli bianchi, gli occhi lucidi e la commozione che stringe il nodo alla gola.

Alla fine le bandiere si sono alzate lo stesso, i tamburi hanno rullato quasi con rabbia e le chiarine hanno squillato verso il cielo l’ultimo saluto al “Capitano da sempre, per sempre”. Così gli Sbandieratori dei Borghi e Sestieri Fiorentini hanno dato il loro addio allo storico capitano Romano Sorelli. Un ‘ciao’ sussurrato pronunciando a bassa voce il suo soprannome, ovvero quell’aggiunta ai dati anagrafici che a Firenze e nel contado fiorentino serve, da sempre, per identificare subito una persona: una sorta di ‘nome di battaglia’ che accompagna l’individuo nella quotidiana lotta per la vita. Romano Sorelli, il capitano, era per tutti “i Bocca” chiamato così fin da ragazzino per quel sorriso grande e sincero che regalava a tutti per scaldare il cuore di ognuno. E nella chiesa di San Francesco c’erano davvero tutti, figlinesi e no.

Accalcati anche sul sagrato. Alcuni giunti persino dalla quella Marostica della celebra partita a scacchi, che considera gli sbandieratori di Figline quasi dei gemelli diversi. C’era anche il sindaco, con la fascia tricolore. C’era un intero paese, ciascuno con una sua personale memoria, ognuno con il ricordo di quella singolare battuta di spirito, di quella particolare iniziativa messa su, tra altre mille, “per aiutare il paese”. E il paese, tutto, oggi gli ha detto per l’ultima volta: “ciao Bocca”.