Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili.
(Bertolt Brecht)
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Una data come tante, ma fondamentale per la storia del nostro paese: 26 ottobre 1399. Facciamo un salto temporale di oltre 620 anni.
Siamo anche noi al buio, nascosti dalle alte colonne della chiesa di Santa Croce in Firenze e, a quell’ora, di mattina presto, soltanto qualche pia donna ha sfidato la pioggerella umida e già freddina per essere sempre di ottobre, per seguire la santa Messa in uno dei tanti altari dell’immensa basilica.
Ma noi non siamo qui per questo, sappiamo che da un momento all’altro arriverà, come sempre, per raccogliersi in preghiera nella Cappella dei Cocchi, Ser Ristorus di Ser Jacobi di Ser Lippi, uomo dotato di molta dottrina, pervaso di sinceri, profondi sentimenti religiosi che traduce assiduamente nelle sue opere. Ricco per le sostanze che ha ereditate dai suoi maggiori esperti mercanti e ricercati notai della città di Firenze, era tra i più rinomati uomini dei suoi tempi ed affine e consorte di illustri e potenti famiglie.
Eccolo che entra nella magnifica chiesa e si dirige subito nella sua Cappella preferita. Noi non sapevamo ancora perché eravamo lì proprio quel giorno ma lo avremmo saputo molto tempo dopo perché riguardava proprio il nostro paese: Figline.
Forse già malato e stanco nel fisico aveva scelto proprio quella Cappella dove quel giorno non avrebbe pregato, ma aveva dato appuntamento in quel luogo a Ser Lodovico di Niccolò d’Amideo, notaio, al quale dettò, affinché lo trascrivesse, il suo testamento, con il quale legò una cospicua parte del suo patrimonio per la realizzazione di uno spedale in Figline, “per i poveri di Cristo, in aiuto e sostentamento di tutti e di ciascuno dei poveri e persone mendicanti e malati”.
Proprio così, nero su bianco, è scritto in un passaggio fondamentale per la storia di Figline. Non avrebbe però realizzato il suo sogno e nemmeno saputo dove sarebbe stato sorto il “suo spedale” perché morì nell’agosto dell’anno seguente (26 agosto 1400). Il corpo riposa nella medesima basilica in Firenze, anche se aveva espresso il desiderio di essere sepolto nella nostra chiesa di san Francesco, dove riposavano i suoi avi o, addirittura, nella piccola chiesa di Ripalta, dove amava andare a pregare in solitudine e aveva fatto eseguire la maestosa pala della “Adorazione dei Magi”, ora nel museo della Collegiata. Obbedendo alle disposizioni testamentarie del padre, il figlio Salvestro iniziò con energia a dare un seguito al nobile progetto della costruzione dello Spedale.
Notizie certissime di come avvennero i tempi e i modi non sappiamo, però si ha notizia storica e documentata che un tale “Matheus Diedi de Fighino mandavit ut construi debeat unum hospitale pro pauperibus”; ma niente altro sappiamo per affermare se lo spedale fu eretto oppure se questo Matteo Diedi lasciò libero il terreno a quello di Ser Ristoro, ricostruzione che appare plausibile. In attesa della realizzazione, lo spedale venne aperto nelle case che i Serristori possedevano nelle vicinanze della loro Casa Maggiore (oggi Casagrande), dove essi abitavano.
Nel frattempo, le trattative continuarono ed a questo scopo già nel 1401 troviamo nominato il primo spedalingo nella persona di Piero Ciacchi come compratore per conto dello Spedale della Vergine Maria di Figline di un pezzo di terra ortivo posto entro le mura del Castello di Figline. Aveva così inizio la realizzazione dello Spedale della Annunziata, che si chiamerà più popolarmente “Spedale di Ser Ristoro”.
Stiamo ancora vicino alla Cappella dei Cocchi e riusciamo ad intravedere gli occhi umidi di Ser Ristoro mentre sta dettando le ultime volontà al suo notaio: il più munifico dei Serristori, il quale volle che per “rimedio all’anima sua” sorgesse nella terra ove riposano le ossa dei suoi antenati uno spedale per i poveri infermi e, allora, non sapeva di gettare le fondamenta del più grande monumento innalzato ad imperitura gloria della casa Serristori.
In cinque secoli di esistenza, l’umile ospizio di Ser Ristoro, ampliato dalla costante generosità della nobile famiglia, si trasformò in una vigorosa istituzione e il paese di Figline ringrazierà sempre il suo ideatore che così lo aveva sognato dentro questa Cappella rischiarata dai pochi lumi di cera.