“Ora, tolte le prestazioni chirurgiche, ortopediche, cardiologiche ed infine quelle pediatriche che cosa rimane del Pronto Soccorso?”. Questo è quello che si chiedevano i sindacati di base il 31 marzo del 2017. Nemmeno un mese dopo a Figline si sarebbe svolto, presente la sindaca Mugnai, una manifestazione di protesta (vedi foto. Ndr) a difesa della Pediatria del Serristori, che nell’ultimo anno aveva effettuato “accessi dal Prosto Soccorso per più di 1.323 piccoli pazienti, svolgendo contestualmente attività di Day Hospital e Day Service , attivando il percorso family, visite allergologiche e prick test, prelievi ematici esterni, visite pediatriche, visite neonatali ed ecografie anche, renali. Una mole impressionante di attività.
Ecco cosa scrivevano i giornali il 31 marzo 2017
Quella mattina di sei anni fa la gente scese in piazza. Anche allora seguirono rassicurazioni: “Tutto resterà come prima, anzi meglio”. Le stesse parole rassicuranti che poi saranno usate per il Pronto Soccorso e le stesse che ora vengono utilizzate per calmare la protesta per il paventato depotenziamento dell’ Ocoematolgia del Serristori.
Purtroppo “Historia magistra vitae”, lucuzione latina che, tradotta letteralmente, significa “La Storia è maestra di vita”. E quante lezioni abbiamo ricevuto negli ultimi trent’anni di storia del Serristori, spogliato reparto dopo reparto “come si sfoglia un carciodo” ha fatto notare qualche giorno fa Mario Bonaccini, presidente del Calcit Valdarno Fiorentino. Insomma, per l’ospedale di Figline la “politica del carciofo” è stata applicata nella sua massima espressione. Quasi un caso di scuola.