L’enciclopedia Wikipedia lo spiega così: il termine “non detto” si riferisce a ciò che, in una comunicazione, non è statuito in modo espresso, che viene taciuto o tenuto nascosto nel discorso di un individuo o di un gruppo di persone, oppure, viene espresso in modo implicito o sottinteso.
Allora prendiamo in esame il caso della “Oncoematologia” del Serristori, per vedere ciò che non potrebbe essere chiaramente espresso, oppure potrebbe essere sottinteso.
Cominciamo dall’inizio: punto per punto.
La storia
- Grazie alla riconosciuta professionalità del defunto dottor Varesco Martini, all’ospedale di Figline prese campo – anche in virtù del generoso sostegno economico apportato del Calcit Valdarno Fiorentino – un eccellente servizio di oncoematologia (cioè in grado di diagnosticare, monitorare e curare i tumori del sangue) che rafforzava la tradizionale Oncologia, che invece si occupa dei tumori solidi.
- Anche dopo la scomparsa del dottor Martini, avvenuta nel 2015, il day hospital oncologico e onco-ematologico del Serristori continuò la sua attività, forte delle sue ottime professionalità mediche e paramediche, a cui si aggiungeva un’accoglienza molto apprezzata dai pazienti, molti dei quali provengono anche dalla zona aretina del Valdarno, visto che all’ospedale della Gruccia ancora oggi non esiste uno specifico reparto di Onco-ematologia.
- Il 27 ottobre del 2017 viene inaugurato il nuovo DH oncologico e onco-ematologico del Serristori, ampliato e ristrutturato con una spesa di 195.000 euro, di cui 60.000 donati dal Calcit del Valdarno fiorentino. La nuova struttura è intitolata proprio alla memoria del dottor Varesco Martini.
- Intanto l’Azienda Sanitaria Toscana Centro punta molto sullo sviluppo della sede principale di Oncoematologia aziendale, che si trova a Torregalli (Ospedale San Giovanni di Dio) istituita come Soc, ovvero Struttura organizzativa complessa in cui si concentrano risorse umane, tecnologiche e strumentali.
- A metà aprile del 2023 il presidente del Calcit Valdarno Fiorentino avverte: c’è il rischio che la responsabile medico ematologa del D.H. di Figline venga utilizzata nella struttura fiorentina (almeno per la maggior parte della settimana lavorativa) e inoltre c’è il rischio che i pazienti di oncoematologia del Serristori vengano spostati a Torregalli.
- A seguito della presa di posizione del presidente Bonaccini, si scatena una bagarre politica e anche un coro di proteste tra la cittadinanza.
- Nei primi giorni di giugno 2023 l’Azienda sanitaria, a proposito del paventato spostamento a Firenze della dottoressa di oncologia di Figline, afferma che in realtà l’intenzione era quella “condividere la metodologia adottata al Serristori” ma che questa attività “non prevede spostamenti di personale”. Invece, per quanto riguarda lo spostamento a Firenze dei pazienti, la stessa Azienda Sanitaria non esclude la possibilità “che pazienti più complessi, in casi eccezionali possano essere ricoverati in altri ospedali, ad esempio al San Giovanni di Dio, sede principale della Soc di Oncoematologia aziendale”.
Il dibattito politico
Subito dopo le dichiarazioni, apparentemente rassicuranti, dell’Azienda sanitaria, i consiglieri comunali di opposizione Cristina Simoni e Silvio Pittori presentano una interrogazione scritta alla sindaca Mugnai, dove si chiede di chiarire il motivo per cui si renderebbe necessario il trasferimento di alcuni pazienti valdarnesi a Firenze “con tutti i disagi e le difficoltà facilmente intuibili”. Soprattutto i due consiglieri si soffermano su una domanda, non di poco conto: “Quali ragioni impongono questi sacrifici ai pazienti valdarnesi? Forse – chiedono ancora Simoni e Pittori – all’interno della sede principale di Oncoematologia aziendale allestita dalla Ausl Toscana Centro nella città di Firenze, sono attualmente utilizzati protocolli operativi, farmaci o macchinari che sono sconosciuti o non ancora utilizzati nel reparto di Oncologia / Onco ematologia del Serristori?”.
Il dubbio
Nell’interrogazione presentata a Giulia Mugnai, i due consiglieri chiedono inoltre “Se la sindaca ha ricevuto rassicurazioni per cui il trasferimento di pazienti da Figline a Firenze, che ora viene presentato come “in via eccezionale”, in realtà non finisca per diventare una consuetudine più utile al potenziamento della Soc di Oncoematologia aziendale, che ad una reale esigenza curativa dei malati valdarnesi”
Chi si fida dalle rassicurazioni dell’Azienda Sanitaria?
Di sicuro Cristina Simoni e Silvio Pittori non sembrano credere molto nelle rassicurazioni che arrivano dall’azienda sanitaria, e per giustificare questo scetticismo citano testualmente nell’interrogazione i precedenti dell’ottobre 2020, quando il direttore dell’Azienda Usl Toscana assicurò la riapertura del Pronto Soccorso una volta conclusa l’emergenza Covid-19: “Al termine della fase acuta, è assicurata la normalizzazione delle attività ed il ripristino completo del servizio di Pronto Soccorso h24, insieme al potenziamento dell’organico alla luce delle nuove assunzioni già in essere”. Invece tutti sanno come è andata a finire.
Anche la sindaca Mugnai, nel corso della sua risposta all’interrogazione di Simoni e Pittori, svolta durante l’ultimo Consiglio Comunale, mostra di non fidarsi troppo delle dichiarazioni ufficiali dell’Azienda sanitaria: “Restano delle ombre da approfondire”, “stiamo cercando di avere approfondimenti dagli stessi pazienti, per accertare la corrispondenza tra ciò che afferma l’Asl, con quello che sta realmente accadendo” dice la Sindaca a proposito delle “cure sperimentali da svolgere in presidi di primo livello” che, a dire dell’Azienda e secondo quanto riportato dalla Sindaca, starebbero alla base dei disagevoli trasferimenti giornalieri di pazienti da Figline a Firenze, e ritorno.
I timori del “non detto”
Ciò che tutti pensano e temono, ma che non viene detto in modo esplicito, è il seguente sottotesto. Ovvero: sia il tentativo, poi abortito, di utilizzare nella struttura fiorentina l’attuale responsabile medico ematologa di Figline, sia il confermato trasferimento dei pazienti di oncoematologia a Torregalli, farebbero parte di una strategia mirata a depotenziare prima, e successivamente a chiudere, la struttura oncologica di Figline. Quindi, i responsabili della sanità starebbero semplicemente seguendo un metodo, detto “a foglia di carciofo” che nel corso degli anni ha lentamente, ma inesorabilmente spogliato il Serristori di tutti i suoi reparti di eccellenza. Non a caso la chiusura del Pronto Soccorso era iniziata con una prima fase di “depotenziamento”, anche con il dimezzamento dell’orario e il dirottamento a Firenze delle ambulanze del 118, per poi dire che non c’erano i numeri per far restare aperto il Pronto Soccorso.
La prova del nove del “non detto”
La politica figlinese, le associazioni e i semplici cittadini, sanno di avere una sola possibilità per escludere davvero una strategia mirata alla futura “chiusura” della oncologia e onco-ematologa di Figline. Per escludere il rischio, occorre infatti verificare che non accadano queste condizioni: 1) I pazienti che si sobbarcano faticose e costose trasferte a Firenze, in realtà non usufruiscono di cure diverse da quelle che potrebbero fare tranquillamente a Figline. 2) Invece che “pochi casi di pazienti più complessi” a Torregalli finiscono un gran numero di pazienti valdarnesi, anche quelli non complessi. 3) Il numero degli accessi a Onco-ematologia di Figline “misteriosamente” si riduce in modo evidente, in controtendenza con quanto accaduto finora. 3) Gli accessi al D.H di Figline da parte pazienti provenienti dal Valdarno aretino vengono interrotti, contribuendo così all’ulteriore depotenziamento della struttura oncologica del Serristori.
Se tutto ciò non accadrà, vorrà dire che l’Oncologia e onco-ematologia del Serristori ha ancora un futuro. In caso contrario, il destino appare segnato.
Anche il Comune è preoccupato
“Sull’onco-emaetologia siamo pronti a fare una mobilitazione” afferma la sindaca Mugnai nel corso della sua replica in Consiglio comunale. Poi la Sindaca scrive: “Proprio in questi giorni stiamo anche mantenendo attivi i canali che riguardano il reparto di oncoematologia presso l’Ospedale Serristori perché su questo punto deve arrivare maggiore chiarezza di quella che abbiamo sentito fino a oggi sul mantenimento del servizio. È importante quanto ha riportato l’Azienda sanitaria sull’aver mantenuto la presenza del professionista oncologo sul Serristori con l’orario precedentemente garantito che verrà confermato anche per i prossimi anni. Tuttavia ancora troppi pazienti subiscono disagi nel doversi spostare per le cure, e su questo esigiamo delle risposte”. “Crediamo fondamentale – conclude Mugnai – che l’Azienda Sanitaria e la Regione diano ulteriori segnali di chiarezza, di presa in carico, di cura e di interesse nei confronti del Valdarno fiorentino”.
Il pessimismo di Simoni e Pittori
Cristina Simoni, Capogruppo “lista civica Cristina Simoni” e Silvio Pittori, capogruppo del “Gruppo Misto”, dopo le dichiarazioni della sindaca hanno diffuso una nota dai toni pessimistici: “E’ stata discussa nel corso del Consiglio Comunale di oggi una interrogazione presentata dagli scriventi consiglieri avente ad oggetto la preoccupante situazione afferente il reparto di oncomatologia, in particolare con riferimento al reparto di ematologia, presso l’ospedale Serristori di Figline. Si teme infatti, stanti alcune informazioni fatte pervenire ai sottoscritti, che anche con riferimento a detto reparto sia stata adottata o sia in corso di adozione la solita politica “del carciofo” sino alla chiusura o comunque al depotenziamento del reparto. Per niente rassicurante la riposta del Sindaco che non soltanto non è nella condizione di dare certezze in materia, dimostrando ancora una volta la assenza di peso specifico politico anche nei confronti della ASL Toscana Centro, ma prospetta persino il ricorso a manifestazioni e prese di posizione della cittadinanza funzionali soltanto ancora una volta a tentare di sostituire i corpi intermedi ad una maggioranza politica che ha dimostrato e dimostra di non essere capace di tutelare il nostro ospedale. Il costante giuoco al ribasso adottato negli anni dalla amministrazione con riferimento all’ospedale, nonostante le 4.000 firme dei cittadini dell’anno 2022, fa temere il peggio per il prossimo futuro”.