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Il romanzo di Sandro sullo sfondo di una brutta pagina valdarnese

Una storia vera, di quelle che tutti conoscono, ma che nessuno racconta per intero. Almeno in pubblico. Una storia che finora veniva tramandata con mezzi discorsi e bisbigli accennati, forse più per pudore che per una sorta di residua prudenza. Una storiaccia nata con le leggi razziali e poi diventata tragica con la persecuzione antiebraica, quando una spiata, un tradimento, fece cadere in trappola una ricca famiglia ebrea proprietaria di una bella fattoria in Valdarno. Poi la deportazione nei campi di sterminio, il passaggio dei beni…

Sandro Piccioli è ancora residente nel comune di Reggello, a Vaggio per la precisione, nonostante viva da molti anni a Prato. Forse anche lui, da piccolo, avrà sentito raccontare dai grandi – da quegli uomini e da quelle donne che avevano vissuto gli anni bui del fascismo e della guerra – frammenti di quella brutta storia, di cui tutti conoscevano i contorni, senza mai entrare nei dettagli e senza fare i nomi: non si sa mai.

Quella triste pagina valdarnese rivive, e fa da sfondo storico, nel secondo romanzo che Sandro Piccioli ha dato alle stampe. “Un’altra vita” (Porto Seguro editore. Є 15,00) è un libro che meraviglia per il mirabile gioco di incastri che Piccioli ha saputo costruire, giocando con la fantasia intorno al dramma di una storia vissuta. Ne viene fuori un racconto ricco di personaggi che a vario titolo vivono o meglio sopravvivono, più o meno consapevolmente, con lo stigma interiore di quell’antico tradimento.

In questo secondo romanzo (aveva già pubblicato “Il dono di Sara”) Sandro Piccioli esibisce una scrittura fluida e appassionante. Disegna complessi ritratti psicologici dei personaggi senza mai scadere nel banale, permettendosi ogni tanto anche alcune citazioni letterarie, sempre azzeccate e appropriate. I luoghi e gli ambienti sono descritti con l’accuratezza del pittore, scegliendo di preferenza quelle vie di Firenze che l’autore dimostra di conoscere financo nel rincorrersi dei marciapiedi e dei muretti dei lungarni.

Sandro Piccioli, giovane ciclista per la squadra “Marzocco” di San Giovanni

Una sorpresa, questo libro, anche per gli amici valdarnesi di Sandro, anche per quelli che con lui hanno condiviso la passione giovanile per il ciclismo agonistico. Raggiunta l’età della pensione, Piccioli ha rispolverato la sua passione per la lettura e ha dato forma alla sua capacità di scrittura. Attento osservatore, mai in primo piano e a volte quasi defilato, Sandro ha sempre saputo cogliere i tratti essenziali delle persone che gli giravano attorno. Una sua dote personale che Piccioli ha saputo trasferire in Fabrizio, il giornalista fiorentino protagonista del suo ultimo libro.

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